A partire dall’individuazione di specifici bisogni civici, offriamo un servizio di co-progettazione e accompagnamento alla progettazione rivolto a tutti coloro che intendano trovare soluzioni efficaci, pur in assenza di risorse adeguate. Sviluppiamo e aderiamo, quindi, a progetti nell’ambito del welfare generativo e innovazione civica.

Artieri utilizza lo strumento della co-progettazione: accompagniamo e facilitiamo percorsi collaborativi per idividuare risposte ai bisogni comunitari e definire insieme precisi scenari attuativi a partire dalle risorse offerte dai soggetti in partenariato, attraverso un coinvolgimento diretto di tutti nella definizione del progetto. Crediamo che i progetti di secondo welfare e di innovazione sociale siano il primo canale per la rigenerazione urbana, che parte da una ridefinizione degli usi dello spazio per arrivare, poi, all’eventuale trasformazione fisica.

Pablo è vivo - community hub

Nel processo partecipato vengono coinvolti attivamente tutti i portatori di interesse del progetto con l’obiettivo di condividere i bisogni di tutti e definire insieme le linee guida del progetto. I laboratori di Artieri sono struttirati in modo da far dialogare tutti i partecipanti, trasformandoli in co-autori del progetto. Allo stesso tavolo lavorano persone con competenze e livelli operativi diversi, con l’obiettivo di convogliare e allineare le loro idee verso il raggiungimento di un risultato tangibile in un tempo relativamente breve. Un processo che implica varie fasi, dall’empatizzazione con i partecipanti alla definizione dei bisogni e ideazione di soluzioni innovative, fino alla prototipazione e sperimentazione delle proposte emerse. Un processo basato sulle lavoro collettivo, mettendo a servizio del progetto le competenze di ciascuno: da qui il motto dell’associazione “working hands“.

La co-progettazione in carcere

Dal 2014, Artieri sviluppa progetti in carcere per dare l’opportunità alle persone detenute di autodeterminare lo spazio in cui vivono e lavorano. Abbiamo sviluppato e sperimentato, in diverse città di’Italia, un format laboratoriale che permette la riqualificazione degli spazi attraverso un processo di co-design e capacitazione, coinvolgendo nelle attività tutti coloro che “abitano” il carcere, persone detenute e dipendenti dell’amministrazione penitenziaria.

Nel carcere, dove le barriere sono nette e tutti i comportamenti previsti, progettare spazi ambigui, i cui margini sfumano, consente la realizzazione di ambienti più umani. Il naturale disorientamento prodotto dagli spazi ambigui fa sì che le persone diventino abili nel fronteggiare tale ambiguità, costringe all’improvvisazione.

Autodeterminazione dello spazio e della persona

I laboratori di Artieri rappresentano un processo inclusivo e partecipativo dell’utenza che ha un’importante valenza formativa e riabilitativa per i partecipanti. Attraverso un approccio multidisciplinare e uno scambio di competenze, i partecipanti vengono messi nella condizione di poter essere proattivi nel ripensare e ricostruire i luoghi in cui lavorano e vivono ogni giorno. Questo grazie ad una fase iniziale di ascolto del gruppo di lavoro per individuare le competenze pregresse di ciascuno, da poter mettere a disposizione per il raggiungimento dell’obiettivo prestabilito; e ad un processo di ri-distribuzione di ruoli, che rende ciascuno responsabile di una lavorazione, nonchè guida e formatore di altri inoltre, in un’ottica di scambio di competenze e acquisizione peer-to-peer di nuove capacità.

Un’occasione per sensibilizzare l’utente all’autodeterminazione del proprio spazio di vita e per rispondere al bisogno di autonomia della persona detenuta. Attraverso il laboratorio, si dà la possibilità di interrogarsi sui propri bisogni e necessità legati all’uso dello spazio e di proporre soluzioni, condividendole all’interno di un gruppo di lavoro costituito da persone che vivono ogni giorno all’interno di quegli stessi spazi (persone detenute, personale penitenziario e operatori sociali) e da persone esterne (studenti e professionisti).

co-progettazione

Trasformare lo scarto in risorsa

In un’ottica di riutilizzo degli scarti come risorse, il nostro approccio include anche quegli elementi immateriali che possono supportare la fattibilità degli interventi e che normalmente non sono considerati. Queste risorse immateriali sono ad esempio le capacità delle persone, ma anche il loro tempo e le loro idee e competenze. Così come rappresentano risorse importanti anche le infrastrutture organizzative di enti e istituzioni che, laddove sotto-utilizzate, possono essere rese disponibili per nuovi progetti e nuove azioni.

In un’ottica di utilizzo di questo tipo di risorse, quindi, diventa necessaria, nella progettazione, la partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti. Lo strumento della co-progettazione consente quindi di definire, insieme a enti e cittadini coinvolti, obiettivi e processi a partire dalle risorse/scarti disponibili.

workshop di co-progettazione sul carcere di Padova